Il ricordo del Giannasi (gladiatore del proletariato garfagnino)
Come poteva mancare sul Giornale Proletario Garfagnino un ricordo di Mauro Giannasi?
A quasi dieci anni dalla sua scomparsa mi sembra doveroso un ricordo di questo massimo esponente del movimento proletario garfagnino.
Non sarò di certo io ad affrontare questo percorso, visto che ero legato a quest' uomo per mezzo di un'amicizia fraterna che aveva con mio padre; un'amicizia nata sul "campo di battaglia": dagli anni '60 fino alla costruzione della Sezione gorfiglianese di Rifondazione Comunista (tra i fondatori dell'allora coerentissima sezione, figurava anche Michele Orsi).
A fronte di tutto ciò il mio giudizio non potrebbe essere attendibile ed è per questo che ho deciso di pubblicare l'intervento di Michele Massari (segretario organizzativo CGIL Lucca) in ricordo del Giannasi.
Ferri Alessandro
UN UOMO LIBERO, LA SUA TERRA, LE SUE RAGIONI di Michele Massari
Amici carissimi, non è facile per me proporre un ricordo del Giannasi. Non lo è per l'affetto profondo e per il senso di gratitudine che provavo per lui. Tenterò tuttavia di tracciare un profilo il più obbiettivo possibile. La vita del Giannasi la conosco perchè cento volte l'ho sentita scorrere come un romanzo raccontata da lui stesso.
Raccontava volentieri, ed io volentieri lo ascoltavo, dapprima in completa ammirazione, poi interessato ad indagare e a scoprire le ragioni di quell'uomo così complesso. Alcuni tratti vanno forse ripercorsi, perchè i tempi, i luoghi in cui si vive nel bene e nel male, contaminano l'esistenza di ognuno di noi.
Il Giannasi nasce nel 1943; è figlio di un barbiere, la madre è una casalinga. Il barbiere, questa figura in quel tempo così pubblica, nella cui bottega si discuteva e si formavano le opinioni; e allora non era facile avere opinioni. Il padre è, non so a quale livello di impegno, comunista. Certamente è una figuraq centrale per il Giannasi, infonde le prime idee ed è determinante nelle sue scelte. "A quattordici anni facevo già il fornaio, anzi il garzone" si correggeva con modestia. "Portavo il pane in bicicletta ai postali (pullman) che poi lo facevano avere nei vari paesi della Garfagnana". Ed è una parte bella della sua vita dove in apparenza non vi sono né ombre né sofferenze; forse aspettative, forse illusioni... La prima vera esperenzia lavorativa è alla Vaserchio: "la fabbrica", così la definiva. Lì conosce le prime ingiustizie, il senso profondo dei diritti, talvolta la rabbia. Ed è forte la rabbia quando dopo il servizio militare questo giovane comunista non verrà reintegrato al posto di lavoro, qualcuno gli suggerisce scorciatoie, altri gli indicano la strada della richiesta clientelare o della pazienza. Sono vani i tentativi di chiudere la questione con un compromesso. L'importante è che il giovane comunista rimanga fuori dalla fabbrica. Tempo sprecato con uno di nome Giannasi. Altro che compromessi, alzerà il livello dello scontro, scriverà al Presidente della Repubblica, si batterà per l'affermazione di un diritto. E' un episodio, un fatto che segnerà la sua esistenza. La Camera del Lavoro è in quegli anni ('60) un laboratorio di idee, dove il dibattito tra scuole di pensiero socialista e comunista tiene banco più dell'attività sindacale vera e propria. Il sindacato del marmo è quello più attivo avendo la sua direzione a Seravezza. C'è bisogno di forze nuove di un attivista giovane e motivato. Sono il Monti comunista e il Tognoni socialista che lo chiamano alla Camera del Lavoro di Castelnuovo, dove comicerà un lavoro organizzativo duro ma profiquo. E' qui che comincia la storia pubblica del Giannasi. Una storia fatta di lotte, di battaglie sindacali, di servizio verso i più deboli, di completa adesione alla causa dei lavoratori.
Gli spazi di lavoro erano enormi, le condizioni dei lavoratori difficili e precarie, in Garfagnana più che altrove, a causa della disoccupazione gravissima. Comincia la storia, non propriamente la carriera: perché di carriera per il Giannasi non si può parlare. Per suo volere, a lui le cariche non sono mai interessate, gli interessavano gli obbiettivi che prefissava nell'organizzazione. Impegno e risultato: questo il suo metodo. Lo dico perché è persino difficile ripercorrere le tappe degli incarichi che ha avuto. Di fatto è sempre stato il riferimento della CGIL in Garfagnana, dei lavoratori e dei pensionati garfagnini. Questi gli incarichi formali: responsabile del patronato Inca fino a tutti gli anni settanta. Dall' 86 membro del CDA (Cassa Edile Lucchese) e vice presidente della stessa, varie volte membro del comitato di gestione dell'INPS e del comitato di controllo dell'INAIL, responsabile del sindacato dei pensionati di zona fino alla sua scomparsa. Sarà protagonista in vertenze importanti, sempre in prima linea, sempre al fianco dei lavoratori spendendosi in prima persona. Ricordiamo in particolare le vicende del settore tessile in Garfagnana (Ambrosiana - Plinc - Valserchio) e soprattutto le battaglie dei lavoratori del marmo dalla vertenza con la Montecatini fino alle cooperative nate dalla esperienza delle partecipazioni statali.
E' proprio nel settore del marmo e dell'edilizia che Giannasi ha espresso il suo massimo impegno. Artefice Con Zappelli e Galeotti della legge sulla CIGS maltempo e riconoscimento formale delle malattie professionali nel settore.
Giannasi sarà sempre particolarmente legato alle categorie più deboli e meno protette sindacalmente e sarà sempre un riferimento per i lavoratori forestali, del marmo e dell'edilizia. Tra i suoi massimi obiettivi c'era la costruzione di un sindacato provinciale dell'edilizia forte e rappresentativo. Appose la firma su vari contratti provinciali del settore edile. Ed in questo campo aveva grande competenza, tanto da essere spesso coinvolto in questioni di categoria anche a livello regionale e nazionale. L'ultimo periodo Giannasi l'ha trascorso accupandosi del sindacato pensionati come responsabile di zona. Al momento del pensionamento chiese senza ottenerlo un po' di riposo. Voleva allontanare l'impegno per occuparsi di politica a livello locale.
Ed insisteva sul fatto di voler lasciare spazio a nuove leve. Ebbene i compagni e le compagne della zona, e non solo, per convincerlo a non lasciare l'attività del sindacato dovettero fare una raccolta di firme. Giannasi fu molto toccato da questo, ebbe a riflettere e accettò finalmente il nuovo incarico. Incarico che non è stato certamente minore, infatti non si limitò mai ad un'attività formale, né si fece mai coinvolgere troppo da moduli e scartoffie. Continuò ad essere un sindacalista orizzontale e a tutto campo. Lo testimoniano le sue ultime battaglie sulla sanità a favore dell'ospedale di Castelnuovo e sull'indagine circa la presenza di amianto in Garfagnana. Fuori da ogni logica retorica va detto con chiarezza che talvolta non era facile gestire i rapporti con Giannasi. Carattere forte, spigoloso, temprato in altri tempi quando era d'obbligo resistere. E Giannasi sapeva resistere. Nelle situazioni più difficili era l'ultimo a cedere, era quello che con più caparbietà cercava di raggiungere gli obbiettivi. Un esempio per tutti: nella vicenda della dimissione delle partecipazioni statali nel marmo, rifiutò strenuamente ogni confronto che trattasse della dimissione e solo quando la partita prese quella china in modo irreversibile si mise a lavorare per agevolare la formazione delle cooperative. Era però molto rispettoso degli altri, conosceva il ruolo delle parti, ed anche nelle decisioni più aspre non sentii mai uscire dalla sua bocca parole che suonassero come offese. Era tollerante e conosceva il valore della mediazione. Ma su questo come sulla sua passione politica di attivo militante comunista non voglio dilungarmi oltre. [...] Per questo voglio concludere con la lode dell'imparare di Brecht che tu amavi e citavi spesso.
Impara quel che è più semplice!
Per quelli il cui tempo è venuto.
Non è mai troppo tardi!
Impara l'abc; non basta, ma
imparalo! E non ti venga a noia!
Comincia! Devi saper tutto, tu!
Tocca a te la direzione.
Impara, uomo all' ospizio!
Impara uomo in prigione!
Impara, donna in cucina!
Impara sessantenne!
Tocca a te la direzione.
Frequenta la scuola, senzatetto!
Acquista il sapere, tu che hai freddo!
Affamato, afferra il libro: è un'arma.
Tocca a te la direzione.
Non aver paura di chiedere,
non lasciarti influenzare.
Verifica tu stesso!
Quel che non sai tu stesso,
non lo saprai.
Controlla il conto,
sei tu che lo devi pagare.
Punta il dito su ogni voce,
chiedi: e questo, perché?
Tocca a te la direzione.