RIVOLUZIONE PERMANENTE di Eugenio Gemmo

Pubblicato il da giornaleproletariogarfagnino

trotsky 1

 

 

la rivoluzione permanente

Di Eugenio Gemmo

 

La rivoluzione permanente " trotskysta" affonda le sue radici- al contrario di quanto hanno scritto gli epigoni ignoranti staliniani - nel marxismo classico. Già nell'ultima parte del Manifesto del Partito Comunista Marx e Engels avevano avanzato l'idea che in Germania " il moto borghese sarà l'immediato preludio di una rivoluzione proletaria" Indubbiamente il pronostico sostenuto dei due fondatori del marxismo classico si è dimostrato negli eventi inesatto, ma metodologicamente, al contrario, va considerato valido e giusto.  L'analisi di Marx e Engels si sviluppava su due aspetti, da una parte l'incidenza del contesto socio economico internazionale, dall'altro la maturità delle forze interne rispetto al livello raggiunto da altri paesi nel momento della rivoluzione borghese. 

 

In sostanza in Marx si faceva chiara l'idea, poi ripresa da Trotsky e da Lenin, secondo cui una paese arretrato come, ad esempio, la Russia  avrebbe potuto raggiungere il potere il proletariato  senza passare per una tappa intermedia, ovvero non fermarsi alla rivoluzione borghese.

 

La cosiddetta "rivoluzione a tappe" vide tra i maggiori sostenitori i menscevichi Plechanov, Martov e Martynov, in seguito, dopo la morte di Lenin, anche Stalin ne fu fervente sostenitore. E’ stato proprio questo rimpasto di vecchio menscevismo della rivoluzione a “fasi storiche” , la teorica che ha inizio del secolo scorso si è opposta con maggior vigore alla Rivoluzione Permanente.

 

La rivoluzione cinese del 25 e del 27, ad esempio,  vide la formulazione e l’ esecuzione esplicita della tattica della rivoluzione a tappe da parte di Stalin ( inserimento del PCC nel Kuomitang nazionalista) - in seguito negli anni 30 Stalin, non contento di tale disastro che portò al massacro di Shangai, ne diede anche una copertura ideologica, come padrone nei fatti dell'Internazionale Comunista. Tale copertura ideologica sfocio con i famigerati “fronti popolari”, tattica, ahimè,  che ancora oggi ne subiamo le conseguenze e la sue applicazioni (il centro sinistra ne è una versione aggiornata). Non a caso, a riprova ulteriore di questo scelta dell’apparato staliniano, a capo della linea politica del PCUS stalinizzato in Cina, sempre durante la rivoluzione degli anni 20 in Cina, Stalin mise l'ex menscevico Martynov che non tradì la fiducia di Stalin strangolando la rivoluzione cinese e profetizzano la rivoluzione a tappe..

 

Tornando, cosa più interessante, alle radici della Rivoluzione Permanente di Trotsky vi è uno scritto ancor più esplicito del già citato Manifesto del Partito Comunista riguardante le basi marxiane della teoria di Trotsky è il testo "L'indirizzo della lega dei Comunisti" scritto dai fondatori del marxismo.   " Mentre i piccoli borghesi democratici vogliono portare al più presto possibile la rivoluzione e realizzando tutt'al più le rivendicazioni di cui sopra è nostro interesse e nostro compito rendere permanente  la rivoluzione sino a che tutte le classi più o meno possidenti non siano scacciate dal potere, sino a che il proletariato non abbia conquistato il potere dello stato, sino a che l'associazione del proletariato non solo in un paese, ma in tutti i paesi dominanti del mondo si sia sviluppata al punto che venga meno la concorrenza tra i proletariati di questi paesi e sino a che almeno le forze produttive decisive non siano tutte nelle mani del proletariato. IL loro ( classe operaia tedesca) grido di battaglia deve essere la rivoluzione in permanenza!"

 

Dunque in Trotsky esisteva una sponda una sorta di ancoraggio al marxismo classico nella sua formulazione teorica della Rivoluzione Permanente. Ma sarebbe un errore, un grave errore storico e dialettico, pensare che in Trotsky l’ analisi della Rivoluzione Permanente sia stato semplicemente il frutto di una declinazione meccanicista del marxismo classico. Trotsky da voce alle sue idea in un contesto storico particolare ove il dibattito e gli avvenimenti, in seno al  movimento operaio,  sono in piena evoluzione, in queste condizioni particolari Trotsky formula e aggiorna la teoria della Rivoluzione Permanente.

 

IN CHE COSA CONSISTE LA RIVOLUZIONE PERMANENTE

La teoria della Rivoluzione Permanente nasce nel 1905. Trotsky, con l’aiuto di Parvus, inizia a formulare tale teoria. Inizialmente il nome  di come viene chiamata la Rivoluzione Permanente è  Rivoluzione Ininterrotta, l’articolo di Trotsky che accenna a questa teoria appare sul Nacialo ( rivista del movimenti operaio russo) nel 1905. Ma di Rivoluzione in Permanenza  aveva già parlato Lenin qualche tempo prima. Lenin spiegava la sua posizione , all’interno del dibattito politico della socialdemocrazia, e indicava la necessità di “non fermarsi a metà strada” e di passare “subito, nella misura della propria forza”,1 dalla rivoluzione democratico a quella socialista, quindi è in fieri anche il Lenin – come poi ci mostreranno i suoi testi : Lettere da Lontano e le Tesi di Aprile- il rifiuto di quella che era la rivoluzione a tappe.

Nel testo del 1905  Trotsky preme per il superamento tra programma minimo ( conquiste parziali del movimento operaio) e il programma massimo ( socialismo). Trotsky, con estrema chiarezza, pone idealmente la problematica permanentistica della rivoluzione al metodo del programma transitorio :

“ La posizione di’avanguardia della classe operaia nella lotta rivoluzionaria; il legame che si stabilisce fra lei e la compagna rivoluzionaria, il fascino con cui essa sottomette l’esercito; tutto la spinge inevitabilmente al potere. La piena vittoria della rivoluzione comporta la vittoria del proletariato. Questa vittoria ultima determina a sua volta l’ulteriore continuità della rivoluzione. IL proletariato attua i compiti fondamentali della democrazia e la logica della lotta immediata per il rafforzamento del dominio politico pone ad esso in un determinato momento problemi puramente socialisti. Tra programma minimo e programma massimo si stabilisce una continuità rivoluzionaria. Questo non significa un colpo, e neppure un giorno o un mese, ma un’intera epoca rivoluzionaria. Sarebbe cecità valutare in precedenza la durata di questa” 2

 

Nella teoria della rivoluzione permanente sono presenti un insieme di riflessioni che spaziano a 360’ nel metodo marxista.

Vi troviamo in questa teoria :

1)  Per i paesi a sviluppo borghese ritardato e in particolare per i paesi semicoloniali e coloniali, la teoria della rivoluzione permanente significa che la soluzione vera e compiuta dei loro problemi di democrazia e liberazione nazionale non è concepibile se non per l’opera della dittatura del proletariato

2)           La questione agraria e il ruolo dei contadini nei processi rivoluzionario

3)           Qualunque siano le tappe del processi rivoluzionario nei vari paesi, l’alleanza rivoluzionaria del proletariato con i contadini è concepibile solo sotto la direzione del proletariato.

4)           La vecchia formula della “ dittatura democratica del proletariato e dei contadini” è superata. Essa rifletteva, in modo algebrico, la situazione contingente del rapporto dei classe tra proletariato , contadini e forze borghesi. Ciò significa che la dittatura democratica del proletariato e dei contadini è concepibile solo come “ la dittatura del proletariato che trascini dietro di sé le masse contadine”.

5)           La conquista del proletariato non termine alla rivoluzione proletaria, al contrario, non fa che inaugurarla.

6)           La rivoluzione socialista non può giungere a compimento entro un quadro nazionale.

7)           La teoria del socialismo in un paese solo- non solo è stata sconfitta dalla storia- è la sola che si opponga in modo del tutto conseguente alla teoria della rivoluzione permanente, dunque al socialismo internazionale e al marxismo rivoluzionario.

8)           La teoria della Rivoluziona Permanente è anche il frutto dell’ineguale sviluppo economico e combinato dell’economia. IL marxismo rivoluzionario in particolar modo quello di inizio secolo scorso, ovvero quello spinto da Kautskij, si era formato sulla convinzione che le rivoluzioni socialiste fossero possibili in primo luogo  ed esclusivamente nei paesi a capitalismo avanzato. Nei paesi arretrati, colonie, ecc.  si presupponeva che ciò non fosse possibile se prima  non  sopraggiungesse  la rivoluzione “democratica borghese” . La storia come la rivoluzione russa ha dimostrato è stato il contrario. Proprio su questo contrario, il continuo della rivoluzione sino alla presa del potere dal parte della classe operaia che si erige la Rivoluzione Permanente di Trotskij. 

 

Se la borghesia, come ci insegna la storia anche recente, non può lasciarsi assimilare pacificamente dalla democrazia socialista, lo stato socialista non può dunque integrarsi nel sistema capitalista mondiale. Lo sviluppo pacifico di “ un paese solo” non è all’ ordine del giorno della storia, si preannunciano; una lunga serie di sconvolgimenti mondiali, si preannunciano guerre e rivoluzioni. Le tempeste sono inevitabile anche nella vita interna dell’ Urss…3

 

Note

 

1 “ L’atteggiamento della socialdemocrazia verso il movimento contadino” OP. IX

2 “ Nacialo” n’ 10 

 

 EUGENIO GEMMO

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