BASTA CON LA DITTATURA DEL CAPITALE !!

Pubblicato il da giornaleproletariogarfagnino

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Riceviamo e pubblichiamo

 

 

BASTA CON LA DITTATURA DEL CAPITALE !! 

LA DITTATURA DELL’UNIONE EUROPEA.

La grande crisi capitalistica originata dalla sovrapproduzione, e parallela all’altrettanto grave crisi finanziaria, sono alla base del terremoto sociale che sta scuotendo tutto il mondo. Le rivolte nel mondo arabo, per esempio, pur con connotazioni diverse, fanno parte a pieno titolo di questo processo. Lo stesso avviene, in forme meno eclatanti ma ugualmente significative, in maniera sempre più diffusa in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Cina.

L’Europa è tutt’altro che immune da questo fenomeno. Anzi si trova proprio al centro di un terremoto di vaste proporzioni che addirittura ne mette in discussione l’esistenza come soggetto unitario politico e economico. La gravissima crisi greca che ormai si trascina dal 2008 e che sta precipitando verso il baratro potrebbe coinvolgere, in una catena dagli esiti imprevedibili ma comunque disastrosi, tutti gli altri Stati europei a partire da quelli a economia più debole (Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia compresa). Questi Stati, ma anche l’Inghilterra, la Francia, la Germania sono interessati, seppur in maniera sporadica e non lineare, da movimenti di lotta che coinvolgono tutto il variegato mondo del moderno proletariato e della marginalità sociale. Questo stato di cose ha acuito ancor di più la lotta fra le varie classi sociali riproducendo anche un’ulteriore frammentazione al loro interno, dando vita, allo stesso tempo, anche a forme sempre più gravi e violente di xenofobia, in quanto il migrante o comunque il diverso è spesso ritenuto, su istigazione delle classi borghesi dominanti, la causa principale della crisi economica.

L’Unione Europea, per poter competere a livello mondiale con le altre forze imperialiste, si è data una struttura politica ispirata dal liberismo più sfrenato, completamente assoggettata al potere economico della BCE, di proprietà delle Banche Centrali Nazionali che, ricordiamolo, sono totalmente indipendenti dai vari organi politici. La Costituzione Europea redatta nel 2004, era totalmente ispirata e assoggettata a quei principi, relegando i diritti sociali e i principi solidaristici ad un ruolo secondario e comunque largamente dipendenti dalle disponibilità economiche. Questa Costituzione fu bocciata nel 2005 dai Referendum che furono indetti dalla Francia e dai Paesi Bassi. Ma gli stessi principi e le stesse disposizioni sono stati introdotti furbescamente e di soppiatto nel Trattato di Lisbona, approvato in sordina da tutti i Governi europei senza che i cittadini ne fossero adeguatamente informati. Quella che a tutti gli effetti si può considerare come una truffa nei confronti della volontà dei cittadini, è stata indirettamente confermata dalle dichiarazioni di alcuni esponenti politici europei, fra i quali l’italiano Giuliano Amato.

Questo Trattato, redatto e plasmato a tutela di una oligarchia diretta espressione del potere economico e finanziario, ha assunto la funzione di una Super legge, organo giuridico di un Super stato sovranazionale, al quale tutti gli Stati europei dovranno soggiacere, relegando le varie Costituzioni nazionali ad un ruolo di secondo piano e comunque non più sovrano. Dunque anche quell’impalcatura pseudo-democratica tipica degli ordinamenti borghesi (dove viene spacciata per democrazia quella che in realtà è una dittatura del capitale), viene a sua volta inglobata e assoggettata ad un Organismo burocratico superiore, braccio pseudo-legale di una dittatura della finanza.

In questo contesto, prendiamo in considerazione, sommariamente, le condizioni alle quali dovrà sottostare l’Italia.

a)      Pareggio di bilancio. Nel prossimo biennio comporterà un taglio al bilancio di circa 40 miliardi di euro.

b)     Riduzione del debito per un importo annuale pari ad un ventesimo della cifra eccedente il rapporto del 60 per cento fra debito e PIL. Ciò comporterà, in base alla situazione attuale, una finanziaria di circa 47 miliardi di euro l’anno per i prossimi 20 anni.

c)      Il mancato rispetto di questi parametri darà luogo a sanzioni.

Chiaramente, se le condizioni dovessero peggiorare, per esempio con una crescita del PIL inferiore alle attese, cosa più che probabile, le misure saranno ancor più pesanti. Queste sono le condizioni a cui sono sottoposti tutti gli Stati Europei, cambiano soltanto i valori di riferimento.

Tutto questo segna la fine ormai irreversibile anche dell’opzione riformista. Cioè di quella forma di governo della Società basata sull’illusione di poter condizionare e pilotare le forze capitaliste verso la nobile causa del benessere sociale della popolazione, senza mettere in discussione l’esistenza e la legittimità di quel potere economico. Le esperienze fallimentari degli ultimi anni dei governi  ispirati dal riformismo, in Italia, in Germania, in Inghilterra, in Spagna, ma anche la crisi del moderno “Obamismo”,  già ne avevano messo in mostra in maniera evidente le contraddizioni e l’assoluta inadeguatezza. Un’illusione di cui è stata vittima, e tuttora lo è, anche quella sinistra che tuttora si definisce radicale, nelle sue varie e multiformi espressioni, a partire da tutti i partiti o formazioni di ispirazione comunista che ancora si rifanno allo stalinismo o dal quale, comunque, sono stati originati. Svolgendo e limitando la loro azione politica a livello nazionale senza avere come obbiettivo strategico l’abbattimento reale ed effettivo del sistema capitalistico, di fatto si collocano nell’area del riformismo. Anche il Movimentismo “centrista”, pur dichiarandosi anticapitalista, è caratterizzato da un trasversalismo sociale che gli impedisce di potersi configurare compiutamente comunista, per cui, di fatto, si colloca anch’esso nell’area riformista.

Da questa situazione ormai senza via d’uscita, destinata a generare in breve tempo stupide e inutili guerre tra poveri, se ne esce in una sola maniera. Ad una Unione Europea capitalista e reazionaria, si può rispondere soltanto in maniera socialista e rivoluzionaria. E cioè uscendo definitivamente dalla “loro Europa” e dall’Euro inteso come loro braccio armato con una prospettiva programmatica rivolta a dar vita agli “Stati Uniti Socialisti d’Europa”. Solo con un governo proletario, dei lavoratori è possibile iniziare questo percorso verso il progressivo affrancamento dalle logiche capitalistiche e verso una Europa fondata sugli interessi dei lavoratori, sull’Internazionalismo proletario.

Il Partito Comunista dei Lavoratori e il Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale, operano in questa direzione e invitano i lavoratori, i precari, gli studenti e tutto il proletariato in generale ad unirsi a loro per fare fronte comune in questa lotta di emancipazione e di riscatto.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI - PISTOIA

 

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