I Garfagnini non sono coglioni!

Pubblicato il da giornaleproletariogarfagnino

L' editoriale del 22 Giugno 2011 sotto riportato, apparso sul "Il Giornale di Castelnuovo" , trova tutta la nostra solidarietà.
Come dice il giornalista, non esiste popolo più generoso, paziente, lavoratore, forse si, anche un po' chiacchierone di quello garfagnino, ma questo non giustifica il fatto che debba essere anche coglione.
Crediamo che la corda citata nel finale di articolo, sia ormai quasi del tutto sfilacciata, e che basti poco per spezzarsi.
Speriamo e ci auguriamo  in un' imminente presa di coscienza garfagnina che riesca a toglierci di dosso quell'immagine di coglioni che ci sta avvolgendo!
E' necessario che il proletariato garfagnino si coordini per dar una giusta forza alla sua classe sociale, abbattendo così quello stato di cose che lo vuole schiavo della ricchezza di pochi!
E' giunta l'ora di dire BASTA!
Cogl...

22/06/2011 - del Direttore Andrea Giannasi


Noi garfagnini siamo un popolo mite, tranquillo. Basta osservare gli indici riferiti alla criminalità: sono tra i più bassi d'Italia, e spesso legati a chi non è nato in valle.
Pacifici per natura gli abitanti della Garfagnana sono anche buoni lavoratori, e molti infatti oggi non nascondono passioni artigianali o agricole, poste accanto al mestiere di ogni giorno. Ma siamo anche un popolo sfortunato che ha vissuto una tremenda emigrazione – iniziata nel 1800 con le donne a dare il latte in Provenza, poi con i tagliatori di legna in Corsica – e terminata negli anni cinquanta del '900 con nostri in Scozia, Australia e Svizzera (in realtà purtroppo non sono mai terminate le fuoriuscite). Un popolo sfortunato decimato nella Prima Guerra Mondiale e tagliato in due dalla Linea Gotica tra l'ottobre del 1944 e l'aprile del 1945 diventando campo di battaglia della Seconda Guerra Mondiale. Eppure anche in quella tremenda e devastante occasione i garfagnini si sono mostrati pazienti, attenti e miti.
Fin dai Liguri Apuani i campi si dovevano strappare e proteggere sui poggi con un terrazzamento continuo e l'allevamento era difficile così come la vita. Ma i garfagnini miti e costanti hanno resistito.
Certo conservano e alimentano come tutti gli altri italiani il vecchio adagio romano “nessuno è profeta in patria”, sparlando e dileggiando, chiaccherando e sbertucciando, ma son difetti naturali di un popolo nato spalla a spalla e l'invidia è spesso viatico alla solitudine e all'ignoranza (mal comune mezzo gaudio, direbbe qualcuno).
Ma è pur sempre un garfagnino quello che trovò Cristoforo Colombo, il 12 ottobre 1492 sbarcando al El Salvador (non è vero ma mi piace ripeterlo quando vado in giro per il mondo), così come sono tanti i garfagnini in Argentina, Brasile, Stati Uniti, Scozia, Australia che hanno fatto la propria fortuna e quella del paese dove sono arrivati. Non scordiamocelo l'insegnamento del Prof. Luigi Suffredini che non mancava mai di salutarli e ringraziarli dalle colonne del suo giornale “La Garfagnana”.
Ebbene siamo miti, pacifici, buoni, generosi, lavoratori, linguacce malefiche; tanti, tantissimi aggettivi si possono collocare accanto al termine “garfagnino”. Solo uno non suona bene: coglioni. Ecco siamo tante cose, ma coglioni no. 
La corda si tira, si tira e ancora si tira, – con la pazienza che solo noi garfagnini possiamo avere - ma quando si spezza sono dolori.


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