Il "catastrofico successo" dell'imperialismo
IL «CATASTROFICO SUCCESSO» DELL’IMPERIALISMO
È ancora difficile ricostruire tutti i dettagli che spieghino come il Cnt abbia ribaltato le sorti della guerra. Dai primi commenti già sappiamo, però, come la stampa borghese abbia salutato l’ingresso trionfale dei ribelli per le strade di Tripoli. In fondo tutto il resto passa in secondo piano. L’imperialismo sorride amaro. Il bicchiere non si sa se sia più mezzo vuoto che pieno. C’è chi ci parla di una guerra senza vincitori, cioè di una guerra che l’imperialismo pur non avendo perso, non ha nemmeno vinto come voleva, e chi nasconde la sua preoccupazione dietro la solita facciata retorica dell’ora della ricostruzione e della responsabilità. Cosa angustia i nostri poveri borghesi? Ce lo spiega Marta Dassù, colf degli Agnelli, in quattro righe spudorate: «Italia, Europa e Stati Uniti hanno scommesso su una ipotesi precisa: che il Consiglio di Transizione Nazionale creato a Bengasi riesca a garantire un processo di riconciliazione, tenendo sotto controllo le rivalità tribali e avviando la costruzione di istituzioni nazionali in un Paese che ne è privo da sempre. Questa scommessa, già difficile, è complicata dal ruolo decisivo assunto dai ribelli occidentali, dai berberi di Nafusa, nella offensiva militare su Tripoli. Quanta della Libia anti-Gheddafi sarà disposta a riconoscere la leadership di Bengasi? Gli europei non avranno più la stessa influenza una volta che i ribelli saranno al potere»9. Ecco qua, in quattro righe, tutta la rivolta al completo. Italia, Europa e Stati Uniti, in una parola la Nato, sognano un governo che tenga sotto controllo la rivoluzione, che ne sia cioè al di sopra, indipendente. Solo un governo al di sopra del controllo dei ribelli, può infatti infischiarsene della rivoluzione. Un simile governo sarebbe stato possibile se la sostituzione di Gheddafi, non avesse richiesto l’apporto decisivo delle masse occidentali e dei Berberi. Gheddafi non potrà essere sostituito semplicemente con un suo replicante. Le masse a cui Bengasi ha dovuto appoggiarsi per rovesciarlo, potrebbero chiedere il conto. Quanti rivoluzionari saranno disposti a riconoscere una leadership controrivoluzionaria? Quanti ribelli saranno disposti a riconoscere come legittimo governo Bengasi, e cioè a sottomettersi senza condizioni alla Nato? Se la rivoluzione andasse davvero al potere, i borghesi di tutti continenti non conterebbero più niente. Ecco, tradotto nel linguaggio proletario, il succo dell’articolo della Dassù. L’imperialismo ha paura che sotto il peso decisivo delle masse, i suoi uomini di Bengasi non possano più eseguire gli ordini, o possano eseguirli solo in parte. Già han dovuto sganciare un programma borghese per convincere berberi e compagnia a seguirli, e se il popolo prendendoci gusto chiedesse ancora soddisfazione? Bengasi non avrebbe scelta: o continuare nelle concessioni o fare la fine di Tripoli.
Di Lorenzo Mortara